L’App Economy ci appassiona tutti, eppure bisogna saper cogliere le nuove tendenze di “connected business” che disegnano un futuro con app sempre più integrate nelle piattaforme. Un esempio per le smart city? InfoSmartCity nasce per prevenire il cimitero delle app e orientare l’utente “disperso”.

 Mariarita Costanza

Possono aiutarti a trovare un taxi, a imparare le lingue, a cucinare, a fare nuove conoscenze, e altre milioni di cose. Scaricarle tutte sul proprio smartphone sta diventando un’operazione sempre più articolata. Comunque sia, il primo miracolo concreto lo hanno già fatto: quasi 100 mila posti di lavoro creati in Italia dal business delle app. E oltre un milione e mezzo in Europa.  Secondo uno studio pubblicato di recente dal Progressive Policy Institute di Washington, il 95% del reddito prodotto dalle app è concentrato in una decina di paesi, tra cui l’Italia. L’App Economy in otto anni ha generatooltre 1,5 milioni di posti di lavoro in Europa (sviluppatori, ingegneri di software, esperti di sicurezza, creativi multimediali, marketing manager, ecc.): l’Italia è al quinto posto con 98.000 posti di lavoro, dietro Gran Bretagna (321 mila), Germania (268), Francia (229) e Paesi Bassi (125). In Italia il mercato delle app per smartphone e tablet vale 25,4 miliardi di euro, pari all’1,6% del Pil. Questo è dovuto al crescente utilizzo dei dispositivi mobili che sta portando numerosi vantaggi anche nel settore delle applicazioni.

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Purtroppo però un terzo degli sviluppatori non riesce a esportare le proprie app fuori dai confini nazionali:  in Italia quelli arrivati in testa alle classifiche di AppStore e Google Play sono appena  l’1,9%. Sempre più rare le cosiddetta “winner-app”. Il futuro, secondo il Financial Times, si gioca a livello del “connected business“:le app saranno sempre più inglobate nelle piattaforme, diventeranno in un certo senso “invisibili“. Saranno proposte all’interno dei social, delle chat, abbinate a servizi.Quindi non servirà più cercarle negli store e scaricarle, ma saranno accessibili all’utente on demand. Anzi, per dirla tutta, il nuovo assistente intelligente in preparazione nei laboratori di Facebook, si incaricherà di trovare l’app giusta di cui l’utente avrà bisogno di volta in volta – ci informa Chiara Sottocorona in un interessante ricerca pubblicata su Corriere Economia.

Per diventare più efficienti, veloci e iper-personalizzate le app dedicate ai servizi fanno sempre più ricorso ai Big Data, al Business Analytics e all’Internet of Things.  E a proposito di servizi, un anno fa anch’io mi sono cimentata nella realizzazione di un’app che si propone di integrare tutte le altre app esistenti in tema di smart city: il nostro motto è stato “tutte per una, un’app per tutte. Pensate che per essere perfetti “smart citizens” oggi occorre scaricare solo a Milano ben 22 app, a Torino 17 e a Roma 15. E così per orientarsi nella mobilità urbana e trovare facilmente i principali servizi disponibili, è nata InfoSmartCity, un’app che non si sostituisce a quelle già esistenti sulla mobilità nelle smart city, ma semplicemente le integra, spostandosi automaticamente da una città all’altra, senza scaricare ulteriori applicazioni.

La tendenza quindi è quella a scaricare ed utilizzare solo le app “universali”, quelle multifunzione che ci consentono di fare più ricerche contemporaneamente, risparmiando tempo e liberando memoria preziosa. Quindi, care aziende e startup appassionate di APP, nel prossimo futuro a fare la differenza sarà la capacità di queste applicazioni di fungere da “aggregatori”, evitando la dispersione degli utenti.

 

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