Va ancora a Lodi il primato del software “made in Italy” (ma già attivo con successo nella competizione internazionale). Con le sue soluzioni, Zucchetti è sempre più vicina alle aziende e ai partner che vogliono investire in valore aggiunto
Nel panorama delle software house italiane focalizzate sugli applicativi per la gestione dell’impresa e degli studi professionali non esiste marchio altrettanto consolidato e autorevole. Tuttavia, anche il cronista abituato a raccontare l’evoluzione di questa azienda attraverso una lunga e regolare frequentazione, non deve mai dare nulla per scontato quando si tratta di Zucchetti.
Zucchetti non è solo il pioniere dell’automazione delle procedure contabili, amministrative, fiscali, avendo vissuto la rivoluzione informatica dall’interno dello studio di commercialista di cui Domenico, il fondatore, era titolare. Nel corso del tempo, l’azienda di software lodigiana non ha mai smesso di innovare, individuando nuovi spazi di intervento, dando un fondamentale contributo alla modernizzazione dell’intero settore dei professionisti che affiancano le imprese italiane nella gestione dei loro adempimenti fiscali e delle risorse umane e all’Information Technology in toto. I professionisti sono diventati, non a caso, un partner fondamentale delle strategie Zucchetti che indirizzano un mercato complesso, affollato di provider locali e multinazionali del software.
Storia infinita
Ogni volta, la storia di questo Gruppo – che oggi conta oltre duemila e 800 addetti – si arricchisce. La sua presenza in Italia e all’estero si rafforza e le tematiche trattate – pur restando nell’alveo delle tecnologie per la gestione delle risorse aziendali – si moltiplicano. E i fatturati, che dal 2009 la vedono in cima alla classifica delle aziende italiane di software, non conoscono crisi. Nel 2014, il giro di affari è stato di 358 milioni di euro, un aumento ancora vicino alle due cifre rispetto al 2013. Mille e cento partner per oltre 100mila clienti, una presenza ormai consistente anche fuori dall’Italia, dove operano ben sette sedi estere, comprese quelle negli Stati Uniti e in Brasile. Ogni mese in Italia, oltre quattro milioni e mezzo di cedolini vengono elaborati direttamente dalle aziende che utilizzano i prodotti e i servizi HR Zucchetti o dai consulenti del lavoro. A tutto ciò si aggiungono le venti sedi operative che Zucchetti ha in Italia.
I sistemi di accesso Zucchetti, tra cui quelli in funzione in decine e decine di grandi stadi mondiali, regolano il passaggio di oltre 70 milioni di spettatori all’anno. Ma la crescita, la capacità di innovazione continua si leggono nei dettagli. Nuove vendite “cross application” (CRM, DMS, applicazioni mobile, portali aziendali, safety solution, ZTravel, ZScheduling, ZTimesheet): +40% anno su anno; fatturato soluzioni di business intelligence: +14,5%; nuovi clienti acquisiti: 5.065 (+33%); nuovi clienti per le soluzioni cloud: oltre il 50% in più rispetto all’anno precedente.
L’IT per distinguersi
Zucchetti ti spiazza, ti sorprende sempre, è capace di inventare il futuro e vedere tutto sotto una luce nuova, di annunciare un’acquisizione, l’apertura di linee di prodotto inattese, ma sempre orientate alla missione di aiutare le aziende che acquistano o usufruiscono delle sue soluzioni – attraverso la rete dei partner – a risolvere problemi concreti e a concentrarsi sul proprio business, alleggerendo il carico degli obblighi gestionali, amministrativi e restando sempre al passo delle normative. Una missione che Zucchetti insegue con determinazione e con una capacità di visione di lungo termine, che fanno la differenza soprattutto quando le congiunture del mercato del software non sono particolarmente favorevoli. «Del resto – ricorda Antonio Grioli, presidente del comitato direttivo, docente di Strategia e Politica Aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e da anni uno degli ispiratori delle strategie del Gruppo – l’information technology è un mercato anticiclico per definizione. Si investe in tecnologie software e automazione, quando c’è la necessità di innovare davvero, di cambiare il paradigma. A mio parere, il miglioramento non va banalizzato attraverso le solite “formulette”: efficacia, efficienza, riduzione dei costi… L’azienda migliore è quella capace di far emergere il proprio valore, di risultare più visibile e appetibile di altre. Esiste una misura data dal “value for money”, che non è il valore dichiarato dal fornitore di tecnologia, spesso esuberante e fatto di promesse, bensì quello riscontrato sul campo dal cliente che ha effettuato l’investimento». Secondo il presidente del comitato direttivo Zucchetti, investire solo per diventare sempre più efficienti, riducendo i costi, esprime un’opinione limitata e limitante; il vero obiettivo di un investimento in tecnologia è trasformarsi, agire sui processi, sfruttare le tecnologie per realizzare prodotti innovativi o fare le cose in modo radicalmente diverso. «Oggi, un’azienda conscia di poter contare su un’autentica eccellenza di prodotto – dichiara Grioli – può inseguire la globalizzazione del mercato e il software non può dare solo efficienza. Deve aiutarti a individuare nuovi mercati, nuove soluzioni per raggiungere nuovi clienti». Da spinta all’efficientamento, quindi, a motore di vera innovazione.
Al fianco delle imprese
«Sono finiti i tempi in cui erano le grandi multinazionali a imporre i loro modelli gestionali alle imprese, dettando la tabella di marcia» – commenta Grioli. «Poteva funzionare, quando l’obiettivo numero uno era, per tutti, solamente l’efficientamento. Non funziona, oggi, nell’era della differenziazione, della personalizzazione, in un contesto dove ogni azienda ha le sue peculiarità, i suoi fattori di successo e, conseguentemente, la sua esigenza di un approccio su misura. «Molti player multinazionali stanno rivedendo, addirittura eliminando, la loro vicinanza all’utente finale, le loro organizzazioni di canale orientate alla piccola e media impresa, che invece rappresenta il vero punto di riferimento di Zucchetti e della forza commerciale della sua galassia di partner e rivenditori». «Volete una prova»? – continua Grioli. «Oggi, i player che per anni hanno parlato di “one size fits all”, che a me ricorda quei terribili calzini “monotaglia” che non vanno bene a nessuno tranne a chi li vende, parlano di cloud, basandosi però su un modello che propone il cloud come un grande scaffale dove aziende e partner possono trovare le cose che interessano loro. Ancora standard dunque, ancora “pacchetti”, ancora omologazione, in tempi in cui è proprio la “non omologazione” a decretare il successo di un’impresa».
Per questo motivo, interviene Cristina Zucchetti nel suo ruolo di presidente di Zucchetti Group, «c’è ancora una distanza, forse incolmabile, tra i grandi provider internazionali e le elementari, specifiche esigenze di clienti che sono italiani ma che devono comunque affrontare mercati sempre più globalizzati». Si tratta di quella distanza che separa realtà formidabili, complesse ma estranee alla nostra cultura, costituita invece dal tanto apprezzato tessuto di imprese di piccole e medie dimensioni, «che devono trovare chi sappia affiancarle non solo nella ricerca di efficienza, ma soprattutto di visibilità, di capacità di far emergere una eccellenza». Per quanto possano essere accurate le strategie di canale, le relazioni tra i fornitori di software e i loro piccoli clienti italiani sono esposte alle dinamiche tipiche delle multinazionali, ove capita che i prodotti passino di mano e che, di conseguenza, una implementazione fallisca. In questi casi, il cliente si sente abbandonato e ritiene che le sue specificità e i suoi stessi investimenti non siano tutelati. Quante volte sentiamo arrivare da oltreoceano dotte lezioni, esortazioni alla resilienza dell’impresa, ossia alla capacità di crescere ed evolversi per andare incontro alle necessità e alle aspettative dei clienti. «Ma le pare, che un ingrediente del genere manchi alle piccole imprese italiane, capaci di immaginare, di distinguersi anche meglio, più velocemente, della più grande ed efficiente delle organizzazioni?» – si domanda Cristina Zucchetti. «Sul territorio, anche il trade delle grandi organizzazioni è costituito da un sistema di imprese molto più piccole, ciascuna delle quali merita un fornitore tecnologico capace di produrre le sue soluzioni con una mentalità industriale, facendo sentire il suo cliente come se il software sia stato sviluppato appositamente per lui». Esattamente, il senso della filosofia della piattaforma di sviluppo Infinity che Zucchetti porta avanti da anni con le sue soluzioni.
Motore gestionale
Che cosa significa per Zucchetti questa piattaforma e come si colloca in una offerta ERP/gestionale che per la sua varietà e capacità di indirizzamento del mercato – dalla microimpresa alla grande organizzazione – non sembra avere rivali in Italia?
«Infinity nasce da un’approfondita analisi delle esigenze del mercato delle imprese e di quello dei professionisti, una strategia che permea tutta l’offerta del Gruppo attraverso un discorso organico, con componenti che sono sotto il nostro controllo e abilitano anche le nuove modalità di erogazione as a Service e la rete dei nostri partner, trasformandoli in pratica in sviluppatori indipendenti» – racconta il vicepresidente, Giorgio Mini. Con questa scelta il gruppo Zucchetti ha saputo andare oltre gli aspetti applicativi, realizzando una piattaforma di lungo respiro che dà vantaggi competitivi rispetto all’offerta dei concorrenti perché comprende l’ambiente di sviluppo, il framework di base e tutte le soluzioni applicative che si innestano su di esso per ottenere il massimo livello di integrazione con la più ampia gamma possibile di funzionalità. «Quando abbiamo iniziato a sviluppare Infinity, eravamo già leader di mercato in ambito ERP – continua Mini – e quindi la sfida non consisteva nel fare un’applicazione “tecnicamente” migliore, ma nel creare un modello diverso di gestione dei processi, basato sulla collaborazione, sulla condivisione e sulla comunicazione tra tutti i soggetti che accedono al sistema informativo aziendale. Per questo motivo Infinity è molto di più di una soluzione: è una strategia che governa tutte le informazioni aziendali».
Infinity nasce ed evolve come una sorta di ambiente meta-gestionale, che consente a Zucchetti di allargare i propri domini tecnologici ad ambiti come il business process management, la BI (con Infinity Analytics e con molte funzioni analitiche integrate nei moduli ERP), il document management con un motore di ricerca interno per le informazioni, nonché estensioni come la messaggistica unificata e il VoIP. Tutto racchiuso in una piattaforma ERP (e non solo ERP, considerando che su Infinity poggia anche parte delle soluzioni software per la gestione delle risorse umane e di quelle che Zucchetti estende al mondo dei consulenti fiscali e del lavoro) altamente modulare, personalizzabile, indipendente dal dispositivo, fisso o mobile utilizzato, erogata alle aziende sia attraverso il tradizionale modello delle licenze d’uso sia nelle versioni hosted o completamente cloudizzata, grazie a una infrastruttura di data center e una divisione di servizi web sempre più potente ed efficace.
Ma con questo nuovo modello di offerta non c’è il rischio di limitare il ruolo dei rivenditori? «Al contrario» – risponde Giorgio Mini. «Il fatto che la rete di partner, proprio grazie all’approccio di Infinity, sia oggi in grado di generare un considerevole valore aggiunto, è strategicamente fondamentale. È vero, in un mondo di disintermediazione, di soluzioni software sempre più potenti e “tuttologhe”, il partner teme di essere bypassato. Invece Zucchetti, abilitandolo sul piano tecnologico oltre che commerciale, gli garantisce continuità, capacità di crescere e farci crescere».
Dopo lo stadio, il lavoro
L’identità di Zucchetti, come primario fornitore di tecnologie per l’impresa e la pubblica amministrazione, è confermata dalle parole di Domenico Uggeri, vicepresidente per la linea di soluzioni per la gestione del personale, che oltre agli aspetti retributivi riguardano anche il controllo di accessi e presenze e non soltanto negli spazi di lavoro e nei cantieri. Con la commessa da 1,1 milioni di euro, vinta per la realizzazione dei sistemi di accesso per il nuovo stadio di Tbilisi (capitale della Georgia), una location sportiva da 50 mila spettatori, e analoghe recenti commesse in Messico e Uruguay, il know-how di Zucchetti è finito in oltre un centinaio di stadi in tutto il mondo. «Ciò che facciamo negli stadi – scherza Uggeri – è solo la parte ludica di un business, la gestione del personale secondo Zucchetti, in fase di formidabile consolidamento. Ormai, è arrivato a coprire quasi il 50% del fatturato della spa, ma continua a crescere di oltre il 10% anno su anno». Per Uggeri, la crescita è legata anche alla copertura che la tecnologia Infinity è in grado di offrire a supporto di ogni tipo di attività di gestione delle risorse umane, dalla carriera del personale, alla sicurezza nell’ambiente di lavoro. Uno scope, direbbero gli americani, che non riguarda più soltanto il mercato italiano, ma abbraccia le aziende italiane presenti all’estero e, a tendere, i clienti stranieri. «Una novità rispetto al passato è sicuramente l’internazionalizzazione della nostra divisione prodotto. Possiamo ritenerci un fornitore globale, che non deve ricorrere a soluzioni di terze parti per completare la propria offerta». In passato, alcuni moduli per la gestione delle paghe erano stati adattati alle normative estere, ma ora diversi altri moduli HR Zucchetti sono stati internazionalizzati.
Geografia mondiale
Sui mercati esteri, la business unit che si occupa della gestione del personale Zucchetti sta seguendo le orme tracciate nel mercato del controllo accessi dalla divisione Zucchetti Axess, ormai accreditata in una cinquantina di nazioni. «Tra le ultime novità del nostro percorso di espansione geografica ci sono le sedi in Brasile, dove abbiamo localizzato un prodotto come Mago.net Enterprise così pure in Germania, dove già commercializzavamo alcune soluzioni hardware grazie all’acquisizione di TcPos di due anni fa. In Germania, vendiamo anche soluzioni per la gestione delle risorse umane e per la sicurezza, in particolare riscontriamo un certo successo con i moduli comeZScheduling, una soluzione di workforce management, che piace nei contesti in cui domina una cultura di pianificazione delle presenze e l’analisi del job cost» – conclude Uggeri.
Il presidio delle soluzioni mirate in modo più specifico alla clientela degli studi professionali e delle associazioni di categoria è affidato a Mario Pedrazzini. La sua business unit rappresenta di fatto la storia di tutto il Gruppo, nato proprio dalla pionieristica esperienza tecnologica di Domenico Zucchetti nel suo studio di commercialista. «L’IT applicata alle esigenze di questa disciplina – spiega Pedrazzini – ha vissuto una prima fase crepuscolare focalizzata sull’adempimento fiscale, passando da una gestione manuale a una informatizzata al servizio dell’automazione e della ricerca di una maggiore produttività sui servizi contabili e fiscali. C’è stato poi il periodo intermedio in cui le soluzioni software andavano a toccare la gestione organizzativa interna dello studio professionale, rispondendo all’esigenza di pianificazione delle attività, di controllo della fatturazione delle prestazioni e delle relative marginalità». E adesso? «Oggi, la ricerca dell’efficienza non riguarda più solo il “mondo” interno dello studio, ma la relazione, tutta esterna, sempre più strategica tra lo studio, il centro servizi e l’universo delle imprese, molto spesso costituite da quel 98% di imprenditorialità fatto di aziende con meno di 20 addetti, che grazie al web possono instaurare un rapporto molto più collaborativo con il professionista». Come Mini, anche Pedrazzini rileva come la strategia Infinity, con il suo nativo orientamento al cloud, sia stata pensata proprio in quest’ottica. «Esistono già alcuni precisi fattori di cambiamento che delineano un chiaro trend e che potremmo riconoscere sotto il nome di “convergenza digitale”: il nuovo scenario configura un aumento di attività sempre più automatizzate, a scapito di quelle manuali di inserimento dati. Assistiamo anche a uno spostamento del livello di competenza: gli operatori degli studi tenderanno a concentrarsi su attività più a valore come bilanci e consulenza e meno su attività di routine come le contabilità. Basta pensare solo all’aspetto della dematerializzazione documentale, ai nuovi sviluppi come la fattura elettronica verso la PA, ma prossimamente anche tra aziende private o la stessa trasmissione telematica dei corrispettivi. Una problematica che può essere facilmente risolta mediante una più profonda integrazione di processo tra lo studio e l’impresa e la piena condivisione nella rete degli strumenti gestionali».
Le nuove soluzioni Zucchetti per gli studi professionali basate sulla tecnologia Infinity, sottolinea Pedrazzini, gettano un ponte tra il professionista e i suoi clienti, i quali possono accedere ai propri documenti in tutta sicurezza mediante un sistema di pubblicazione via web loro dedicato. Si tratta di un ulteriore livello di servizio fatto di “microstrumenti” applicativi B2B, che offre all’azienda – per esempio – l’opportunità di gestire direttamente su web il ciclo di fatturazione attiva, la prima nota, gli incassi/pagamenti, una sorta di dematerializzazione della relazione tra l’impresa da un lato e il suo mercato dall’altro, unitamente allo studio professionale e all’amministrazione finanziaria. «Ovviamente, ci sono ripercussioni anche sul lavoro dello studio, che diventa sempre più un “hub” capace di intercettare i flussi di file già strutturati e normalizzati. Il grosso del lavoro di input e registrazione è già fatto e lo studio si focalizza sugli aspetti fiscali, esaltando il suo ruolo di consulente d’impresa». Per Zucchetti è essenziale presidiare tecnologicamente il fenomeno, che porterà al rinnovamento delle piattaforme software e informative dei centri servizi, sfruttando soluzioni integralmente basate sul web e sul cloud, che rendono possibili anche nuovi modelli aggregativi tra studi specializzati in attività consulenziali diverse. «Zucchetti vede nel web un mondo nuovo, la vera piattaforma di interazione tra il professionista e i suoi clienti, lo strumento per migliorare e organizzare l’operatività dello studio professionale, ma anche l’infrastruttura portante su cui offrire nuovi servizi alle imprese e fidelizzarne il rapporto. Ieri, a livello informatico, lo studio era il confine del mondo del professionista, oggi è un punto in un universo in continua espansione proprio per la velocità e la pervasività della rete. Con Ago Infinity stiamo anticipando questa realtà e stiamo accompagnando i professionisti in questo processo di evoluzione delle loro organizzazioni».
Nessuno di questi modelli di integrazione e condivisione sarebbe possibile senza le strategie tecnologiche governate dal CTO di Zucchetti, Gregorio Piccoli. «Dal confronto con i nostri utenti, emerge questo formidabile spostamento verso il cloud» – osserva Piccoli. «Non era un trend così scontato quando Zucchetti ha accettato la sfida del cambiamento, ma la nostra scelta e la fedeltà ai nuovi paradigmi open ci hanno dato pienamente ragione. Dopo l’ondata dei tablet e la diversificazione dei device, essere così schierati dalla parte degli standard del web ci ha premiati». La sfida di Infinity proseguirà, secondo Piccoli, lungo due assi principali. «Uno orientato al governo del fenomeno Big Data, l’altro sul versante, della crescente mobilità dei dispositivi e della necessità di semplificazione delle interfacce, che devono diventare sempre più smart, capaci di adattarsi automaticamente alle funzionalità e ai contenuti».
Un futuro mobile e semplice
«Sul piano della business intelligence, abbiamo sempre pensato che il potenziale di crescita sarebbe stato enorme, proprio in chiave Big Data» – dice Gregorio Piccoli. Ma Big Data è un fenomeno che richiede un’enorme capacità di analisi, perché i dati non sono quelli generati dalle applicazioni stesse, ma le informazioni vengono dall’esterno, dai log, dalle attività di CRM, dalle interazioni social, dalla Internet of Things (IoT). E sono dati difficili da strutturare, per i quali conta moltissimo la qualità e la veridicità». Zucchetti punterà sempre di più su questa capacità di analisi e correlazione, anche nello spazio gestionale più familiare al Gruppo. «Non saremo mai specialisti di soluzioni di BI – ammette in conclusione il CTO di Zucchetti – ma saremo sempre più orientati a integrare nei nostri prodotti strumenti di analisi semplificati, automatici, tool di reportistica avanzati in grado di dare valore alla miriade di dati importanti che passano attraverso i nostri prodotti».
Mentre i responsabili delle divisioni e il Cto parlano della Zucchetti nota a tante migliaia di clienti, le dinamiche di Gruppo mettono le basi per la Zucchetti del futuro, quella della diversificazione, dell’apertura di nuove frontiere. «Una delle nostre missioni – afferma Alessandro Zucchetti – consiste nell’identificare le novità tecnologiche, filtrarle e portare ai nostri clienti solo le cose più utili, per creare valore». Ed ecco la Zucchetti, che dopo aver esplorato i domini dell’automazione e della robotica industriale e domestica, entra ancora una volta da pioniere nel mondo dell’Internet of Things. Risale al dicembre scorso, l’acquisizione di Macnil, un’azienda pugliese (70 dipendenti) che da quindici anni produce straordinarie applicazioni di messaggistica, logistica, telecontrollo satellitare, telemedicina, mobile office. Ricordiamo anche che nel 2014, è entrato nel gruppo Zucchetti un system integrator innovativo come Longwave, società emiliana con forte specializzazione infrastrutturale e applicativa in ambiti come la unified communication e collaboration, l’ottimizzazione di reti, la sicurezza informatica – mentre nel 2013 – c’era stato l’ingresso dello specialista di CRM, Pat. «Ai fornitori di tecnologia si può anche perdonare qualche promessa di troppo» – conclude Alessandro Zucchetti. «Da noi ci si aspetta, invece, molto di più. Non una semplice spesa in tecnologia, ma la realizzazione in modo mirato e personalizzato del futuro: oggi, a casa propria, con l’assistenza di un partner di qualità. A Zucchetti, clienti e partner affidano il proprio successo. Nell’industria delle tecnologie software, l’alfabeto comincia dalla Z, da oltre trentasette anni».
Foto di Gabriele Sandrini
Fonte: Datamanager