Da startupper a investitrice, Mariarita Costanza, racconta la sua esperienza a Shark Tank Italia e il futuro delle startup in cui ha investito
Sentire al telefono la voce di chi hai visto e sentito fino a qualche secondo prima solo in televisione è spiazzante. «Pronto, sono Mariarita Costanza». Nelle nostre pagelle l’abbiamo definita la rivelazione della prima edizione di Shark Tank Italia. La sua determinazione e la sua energia di fiera donna del sud, imprenditrice di successo, e «squalo» prestato al mondo del capitale di rischio televisivo, passa per le cuffie dell’iPhone come dal teleschermo.
Poco dopo la laure in ingegneria elettronica nel 2001 ha mandato curriculum a diverse multinazionali. «Era la trafila classica». Ma suo marito Nicola Lavenuta le lancia una sfida: «perché non creiamo una nostra azienda». Erano gli anni della prima ondata di digital economy. Lei dal Politecnico di Bari è uscita con una tesi sui sistemi di messaggistica per cellulare. Pensava ad una carriera in una grossa azienda ITC, ma ha accettato la sfida del marito. E l’hanno vinta insieme. 43 anni, di Gravina di Puglia, conosce bene la fatica e la passione di chi vuole lanciare un’azienda. Specie a sud. Anche la sua Macnil è stata una startup. Oggi è l‘azienda leader in Italia per la localizzazione satellitare. L’ha fondata con suo marito nel 2002. Le cose andavano bene. Poi nel 2013 è stata ospite di Porta a Porta come storia di successo di azienda innovativa italiana. Ed è proprio dopo quel format televisivo che sono nati i primi contatti con il Gruppo Zucchetti, che poi ha portato all’acquisizione della sua Macnil. Da founder di una startup a funder in startup per Shark Tank. Tutto via cavo. Con gli altri squali creerà un fondo di investimento ad hoc per permettere alle aziende di crescere davvero. Si chiamerà Shark Bite, e sarà presieduto da Fabio Cannavale. Qui i dettagli.
Da donna in affari a protagonista di un format televisivo di successo. Come è stato fare Shark Tank?
Per me è stata un’esperienza completamente nuova. Ero abituata a stare nel mio ufficio, a fare progetti di ricerca per i nostri servizi. Poi mi sono trovata a valutare proposte di business in 3 minuti in ambiti diversissimi dal mio. Ho dovuto spaziare in ambiti diametralmente opposti e mi è piaciuto tanto. Ho rivissuto quello che ho vissuto anch’io 15 anni fa. Allora non c’erano i venture. Si andava in banca. Ricordo come fosse ieri il giorno in cui siamo andati dal direttore di filiale a raccontare il nostro business. Erano le stesse sensazione ed era meraviglioso. Oggi sono felice di poter aiutare altri ragazzi a creare un’azienda, rivivo un po’ nel loro entusiasmo.
Perché la produzione ha contattato lei?
Me lo sono chiesto anch’io! A febbraio è arrivata una chiamata in azienda in cui chiedevano di me. Cercavano un’imprenditrice donna per la trasmissione. Mi hanno detto che avevano cercato in rete imprenditrici italiane di successo. Hanno trovato una mia intervista andata in onda su Porta a porta. La redazione di Bruno Vespa ci aveva contattati per una puntata in cui si metteva a cofronto l’Italia che va e quella della crisi. Io rappresentavo l’Italia che funzionava. Questa intervista pare sia stata molto convincente. Perché, Shark Tank a parte, è stata quella che ha portato pochi mesi dopo la mia azienda ad essere acquisita dal Gruppo Zucchetti.
Cosa l’ha spinta ad accettare?
Io non avevo idea di cosa sarebbe successo. L’ho fatto per curiosità. Non nascondo che ci siamo confrontati in azienda e abbiamo deciso insieme. Abbiamo registrato tutti i weekend di marzo a registrare in trasmissione con ritmi serrati. Dovevo staccarmi dei progetti e dedicarmi a questa nuova esperienza. Non è stato facile ma mi sono divertita.
Cosa succederà ora alle startup in cui avete investito?
Stiamo già lavorando al loro futuro. In trasmissione emerge solo l’aspetto televisivo, ma adesso stiamo incontrando tutti i founder per la due diligence. E valuteremo i casi, i numeri, dove c’è il prodotto e dove no. Se il prodotto non c’è davvero ma è solo poco più di un’idea la scarteremo. Ora facciamo realmente l’attività pratica, concreta, di scegliere i progetti da far crescere. Ma siamo all’inizio.
Avete creato strumenti di investimento ad hoc?
Sì realizzeremo un fondo in cui saremo tutti coinvolti e investiremo insieme perché ciascuno di noi possa fare qualcosa a livello di forza economica e di know how.
Cercate altri investitori che vi supportino nella crescita di queste aziende?
Sì siamo intenzionati ad aprire il fondo a nuovi investitori, ma la costituzione del fondo e le modalità è un argomento sul quale non abbiamo ancora preso la decisione definitiva. Sono attività che stiamo valutando.
Erano previste 6 puntate, ne sono andate in onda 3. Facile pensare che ci siano altre imprese in cui avete investito che però non sono andate in Tv.
In realtà abbiamo registrato pitch, non puntate. In tutto una settantina di pitch (in onda sono andati 40, ndr). Sì comunque abbiamo investito in più startup di quelle andate in onda. Quante di più? Non molte, la maggior parte sono andate in TV. Però anche con quelle che non sono andate in onda faremo la due diligence. Era un programma, sì, ma gli investimenti sono roba seria.
Fonte: Startup Italia