Su Data Manager Online di marzo si parla di IoT e del mondo che verrà.
Tra le voci più autorevoli in questo settore, anche il ceo Nicola Lavenuta di Macnil GT Alarm – Gruppo Zucchetti che nell’intervista spiega come la priorità oggi “è la gestione efficace dei BigData”.
Internet of Things, l’infrastruttura del mondo che verrà
Ricercatori, analisti di mercato, università e aziende sono concordi: nel 2017, ci saranno più oggetti connessi che persone fisiche. Oltre otto miliardi, nel mondo. L’argomento può essere visto in modo apocalittico, evocando scenari da fine del mondo e avvento del regno delle macchine. In realtà, l’Internet delle cose (IoT), offre numerosi vantaggi, rendendo la vita quotidiana sempre più sicura. Gli esempi non mancano: semafori intelligenti in grado di decidere la frequenza di accensione e spegnimento delle luci in base al traffico e all’ora del giorno; treni che decidono autonomamente se fermarsi o meno a certe stazioni con tempi di sosta basati sul numero di passeggeri; cartelloni pubblicitari elettronici che scelgono quale messaggio mostrare in base al numero e alle identità dei passanti. In ufficio, sistemi per la stampa multifunzione che si accorgono quando le cartucce stanno per finire e le ordinano autonomamente. Tutte applicazioni già testate e implementate o in fase di implementazione, anche in Italia. Per IDC il mercato ICT tende a diventare IoT, tra qualche anno, probabilmente non parleremo neppure più di IT, ma di un unico grande comparto IoT che metterà a sistema la potenza dei microprocessori e dei dispositivi di memoria, l’intelligenza artificiale e la forza del networking. IDC definisce l’IoT come un’aggregazione di endpoint – le “things” – che sono univocamente identificabili e che comunicano via IP utilizzando una forma di connettività automatizzata. Attorno e dietro a queste “things” vi è però un ecosistema IT e TLC che viene alimentato (e che IDC calcola nel suo valore complessivo).
Protagonisti del mercato
Abbiamo sondato il panorama italiano dell’offerta IoT, per capire come si muovono i principali protagonisti in un contesto impegnativo quale l’attuale, e la loro percezione del mercato. Quasi tutte le aziende evidenziano come l’IoT costituisca un’opportunità importante sia per chi produce dispositivi hardware sia per i vendor di software, service provider e integratori. Non solo. Come spiega Sebastiano Di Filippo, director business development diQualcomm, azienda attiva nelle tecnologie mobili, l’Internet delle cose è una grande opportunità per i vendor, «ma soprattutto per i consumatori», che godranno di «un ecosistema enorme, in cui luoghi e dispositivi (più sicuri e intelligenti) sono connessi e interagiscono in modo organico e trasparente per migliorare la vita delle persone». Si tratta di punti di vista condivisi dalla maggior parte degli analisti e delle aziende, con numeri non sempre congruenti ma comunque elevati. Secondo il Politecnico di Milano, per esempio, come mette in evidenza Alberto Degradi, infrastructure architecture leader di Cisco, la specifica componente IoT in Italia vale due miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2015, ed è caratterizzato da «una decisa crescita degli investimenti in tecnologie, con la formazione di un ecosistema che ne può ampliare ulteriormente l’adozione». Un trend che va naturalmente aiutato attraverso la comunicazione e la proposta di soluzioni concrete da parte dei vendor. E comunque, la predisposizione delle aziende ad adottare tecnologie IoT è evidente quando si rendono conto che possono utilizzarle per «rendere più efficiente l’infrastruttura interna», attraverso l’integrazione con sistemi Erp, Bi e di automazione della produzione, come spiega Paola Pomi, direttore generale di Sinfo One, per «arricchire i propri prodotti con soluzioni tecnologiche che offrono innovazioni e nuovi servizi».
Tre criteri per avere successo
Lanciare oggi un progetto nell’ambito Internet of Things non è banale: per garantirsi il successo, occorre seguire alcune direttive precise, che prevedono un’attenta valutazione e preparazione dell’infrastruttura, curando aspetti come la flessibilità, per non bloccarsi di fronte a problemi di integrazione o semplice connessione; la scalabilità, per garantirsi una crescita senza problemi quando si renda necessario e la security, per evitare la sottrazione di dati sensibili o, peggio, il controllo malevolo delle reti aziendali. Lo spiega Degradi di Cisco, sostenendo che il processo verso l’IoT è «una convergenza di software, hardware, e architetture». Per realizzare un progetto di successo, occorre decidere preventivamente come connettere tutti i dati e come renderli sicuri. Il primo passo è «una gestione più aperta delle reti, per poi prevederne la convergenza. La rete deve consentire una preventiva segmentazione, che è anche il presupposto per la corretta applicazione delle tecnologie di protezione dell’informazione». In altri termini, mappare le reti che si intende utilizzare in ambito IoT e gestirle nel modo più semplice e immediato possibile, con tecnologie che rendano possibile un’integrazione rapida e semplice di tutte le componenti. Non solo. Sempre dal punto di vista dell’approccio, occorre garantire uno sviluppo e un’implementazione veloci ed economici, poiché «l’IoT apre molte opportunità ma impone anche ai produttori grandi sfide tecnologiche, tra cui connettività diversificata e capace di evolvere rapidamente, potenza computazionale, prezzo competitivo, crescita della domanda di dati, necessità di interoperabilità, sicurezza e privacy». A sostenerlo è ancora Sebastiano Di Filippo di Qualcomm, mentre Paola Pomi di Sinfo One sottolinea l’importanza che assumono le tecnologie di integrazione in ambito IoT, soprattutto nel rapporto con le applicazioni classiche gestionali e di business intelligence. «I vantaggi dell’integrazione sono molteplici. Sul fronte Erp si va dalla riduzione dei tempi di controllo di esecuzione delle attività e dei rischi di fermo per anomalie sulla supply chain, alla massima disponibilità delle infrastrutture, all’allineamento delle politiche aziendali con le logiche operative di stabilimento e così via. Sul fronte BI, le soluzioni gestiscono temi di Big Data per favorire l’estrapolazione delle informazioni dalle grandi quantità di dati». Ma non basta. Per essere certi del successo di un progetto IoT, occorre garantire due aspetti fondamentali: «Alta disponibilità e sicurezza» – come sostiene Capozzi di Wiit.
Offerta ed evoluzioni
Per chi, come Sinfo One opera nel settore dell’integrazione e dei servizi, è essenziale presentarsi ai clienti come un interlocutore completo, in grado di risolvere in modo rapido ed efficace le loro esigenze. «Il ruolo del system integrator – commenta Paola Pomi – è fondamentale nel favorire l’integrazione delle tecnologie IoT e renderle un vantaggio concreto per le aziende. Sinfo One mette a disposizione dei clienti un orchestratore IoT capace di mappare i device, gestire la sicurezza di comunicazione, tradurre i messaggi del device nelle logiche dell’ERP. Sul fronte BI, abbiamo realizzato uno strato di dashboard adaptive, con il quale stiamo attivando diversi progetti di rappresentazione di fenomeni integrati, alla ricerca di correlazioni». Analogamente, Capozzi di Wiit spiega che l’offerta di Wiit sfrutta il «Framework Hybrid Cloud a “tre pilastri” in cui il private cloud del cliente, l’hosted private cloud su datacenter Tier IV e i maggiori player di public cloud coesistono in un unico ecosistema gestito da Wiit». In particolare, Capozzi sottolinea che player come SAP, con soluzioni IoT dedicate, «trovano nel modello Wiit la possiblità di trarre i vantaggi da ciascun pillar (geolocation, certificazione e affidabilità dei processi) nonché il fatto di essere per SAP il partner «con più certificazioni al mondo per la gestione di applicazioni critiche».
Alcuni vendor sono poi focalizzati sulla fornitura di piattaforme e tecnologie per coadiuvare i clienti nella realizzazione di implementazioni IoT «più veloci e convenienti». È il caso di Qualcomm che, con Di Filippo, spiega di poterlo fare «grazie a piattaforme ottimizzate per ambiti come smart body, smart home e smart city, inclusa l’area Industrial IoT». L’azienda infatti offre oltre 25 reference platform in grado di aiutare i clienti a sviluppare una vasta gamma di prodotti IoT per molteplici applicazioni come realtà virtuale, wearable, connected camera, droni, audio e smart home. «L’obiettivo – continua Di Filippo – è aiutare i clienti a risolvere queste sfide, fornendo tutte le tecnologie chiave in termini di connettività ed elaborazione in piattaforme general-purpose che le aziende possono utilizzare per sviluppare i loro prodotti IoT». Diverso ovviamente il punto di vista di Cisco la cui strategia è legata al networking. «La nostra strategia in ambito IoT – spiega Alberto Degradi – ruota attorno a una serie di prodotti che sono la declinazione in ambito industriale di ciò che facciamo da sempre, switch industrial ethernet, router, data center e sicurezza; soluzioni legate a sensori e terminali che indirizziamo direttamente o tramite partner; un livello applicativo di management di gestione. E abbiamo esteso tutto ciò anche in un’ottica cloud – “powered e operated by Cisco” – a seguito dell’acquisizione di Jasper, azienda che nasce e opera in un ambito legato alle reti mobile,gestendo le Sim che vanno sugli oggetti, e in futuro per qualunque tipo di connessione. Con l’obiettivo di offrire ai propri clienti una piattaforma cloud che consente di collegare qualunque cosa, al di là delle tipologie di connettività (ethernet, gateway dedicato, router software, router hardware, sim, soluzioni di terze parti). E dalla piattaforma cloud si potrà gestire tutto».
Negli ultimi anni, la tendenza verso una strategia di business mobile-first da parte delle aziende clienti e del mondo retail ha ampliato le prospettive di crescita del nostro mercato, come mette in evidenza Lavenuta di Macnil Gruppo Zucchetti. «Macnil è nata 15 anni fa per offrire servizi in ambito di sistemi di gestione di messaggistica, mobile office, localizzazione e telecontrollo. Oggi, è specializzata nella progettazione di soluzioni pensate per le connected car, e integrate per il mercato M2M, come la nuova “scatola nera” con marchio GT Alarm per privati e aziende, app intelligenti per la smart mobility come InfoSmartCity, progetti legati alla telemedicina e piattaforme integrate e multicanale per il digital mobile marketing. Anche per noi – conclude Lavenuta – la priorità è la gestione efficace dei Big Data». Gestione efficace, che «non può prescindere dai pericoli legati all’universo degli oggetti connessi» – mette in guardia Lehn di Kaspersky Lab – come gli attacchi DDoS lanciati attraverso comuni dispositivi IoT nel recente caso della botnet Mirai, ma anche contro le fabbriche, come un’acciaieria in Germania. Recentemente, l’azienda ha lanciato KasperskyOS, «un sistema operativo specializzato per i sistemi embedded, che introduce un ambiente secure-by-design per sistemi integrati e dispositivi IoT». Per la protezione delle infrastrutture critiche e degli impianti industriali, «la soluzione Kaspersky Industrial CyberSecurity è in grado di rilevare e bloccare le minacce».