Vince la scatola nera sull’autovelox e sulle dichiarazioni dei poliziotti verbalizzanti. Chi monta, sul proprio mezzo, il dispositivo per la verifica “a posteriori” della responsabilità nei sinistri stradali ne può far buon uso anche per contestare le multe.
È questa l’opinione del Giudice di Pace di Vasto che, con una recente sentenza, ha annullato una contravvenzione elevata nei confronti di un automobilista, il quale però si era difeso producendo il disco cronotachigrafo che mostrava un andamento costante sotto i 100 chilometri orari.
L’accertamento della polizia, anche se effettuato con l’autovelox, non è un dato certo e incontrovertibile, sostiene il magistrato onorario. E la scatola nera può togliere ad esso ogni certezza.
Insomma, per poter confermare la contravvenzione è necessario che la responsabilità del conducente per eccesso di velocità possa ritenersi provata fino in fondo. Invece, la presenza di una “black box” nell’auto che dimostri il contrario sarebbe sufficiente a “intorbidire” le prove della colpevolezza e a togliere quella certezza che, altrimenti, il verbale della polizia avrebbe. E allora, il giudice potrebbe “assolvere” il soggetto multato per “assenza di prove”.
Scatola nera manomessa?
Se l’amministrazione resistente dovesse contestare l’eventuale manomissione della scatola nera da parte dell’automobilista, si potrebbe produrre in causa l’attestazione dell’annuale revisione da cui risulti l’assenza di particolari anomalie.
Insomma: il giudice di pace di Vasto crede più alla scatola nera montata sul veicolo che all’autovelox, nel senso che non ci sono motivi per dubitare dei risultati indicati dal cronotachigrafo nelle circostanze di tempo e di luogo del verbale.
fonte: laleggepertutti.it
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