Dopo il disastro ferroviario pugliese, torna prepotentemente di attualità il tema della sicurezza nella viabilità. Sia stradale che ferroviaria. E della prima, che continua silenziosamente a mietere vittime vorrei parlarvi. Perchè puntualmente ogni fine settimana, nelle zone costiere e di vacanza come la Puglia, le strade si trasformano in vie della morte.
Una scena straziante, che si ripete un’infinità di volte, visto che secondo le statistiche dellaCommissione Europea, sono circa 1,25 milioni le persone nel mondo che muoiono ogni anno a casua degli incidenti stradali, l’anno scorso 26.000 persone hanno perso la vita sulle strade dell’UE (51,5 morti ogni milione di abitanti), senza contare che, in particolare fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, l’incidente stradale è la principale causa di morte.
Le cause degli incidenti stradali sono sempre molteplici, ma la distrazione alla guida – vuoi per l’uso smodato degli smartphone, vuoi per l’alta velocità, vuoi per guida sotto effetto di alcool – resta la causa principale. Molto di più delle condizioni dei veicoli che montano a bordo ogni sorta di dispositivo di sicurezza per salvare vite umane.
E così anche l’ONU si è posto in testa agli obiettivi del millennio, quello di dimezzare i morti sulle strade entro il 2020. Un annuncio che viene accolto con un pizzico di scetticismo come per le altre campagne mondiali contro la fame, per la tutela dell’ambiente e l’accesso all’acqua. Però per chi lavora come me nel campo della sicurezza tecnologica, e da anni è impegnato nel progettare sistemi di sicurezza e di telecontrollo all’avanguardia da installare a bordo o su mobile, non c’è tempo per processi e condanne, il tempo scorre e i test vanno ultimati.
Nelle moderne autovetture i dispositivi di sicurezza sono sempre più frequenti e garantiscono agli occupanti di viaggiare molto più sicuri rispetto al passato. I sistemi di sicurezza attivi agiscono in modo tale da evitare che si verifichi un incidente (ABS, ESP, TCS), mentre i sistemi di sicurezza passivi limitano i danni alle persone dopo che l’incidente si è verificato (cinture di sicurezza, carrozzeria a deformazione controllata). Tra questi ultimi, molte case automobilistiche in Europa hanno scelto di equipaggiare i propri veicoli con il sistema eCall, che avverte automaticamente i servizi di soccorso al momento dell’impatto, anche con l’automobilista incosciente, e fornisce l’esatta localizzazione dell’incidente e altri dati.
Già dieci anni con il mio team di lavoro avevamo ideato una campagna contro le stragi del sabato sera, ideando un dispositivo di telecontrollo (Remote Angel) che comunicava via sms alcuni dati importanti: localizzazione del veicolo, velocità di crociera ed sms di recall per la manutenzione della vettura. Ma il controllo da remoto rappresenta sempre uno dei sistemi di sicurezza passivi, che può aiutare soprattutto i neopatentati ad acquisire un corretto stile di guida, e le loro famiglie a stare più tranquille.
Infine per la sicurezza di pedoni e ciclisti è stato studiato per esempio il sistema “Pedestrian & Cyclist Detection” progettato dalla casa automobilistica Volvo e introdotto nelle sue vetture. Si tratta di un software di riconoscimento che sfrutta un sistema combinato di radar e telecamere per riconoscere la comparsa, anche improvvisa, di biciclette o pedoni in strada, in modo da permettere al conducente del veicolo di evitare per tempo l’ostacolo e prevenire spiacevoli incidenti.
Il mondo della tecnologia è in continuo sviluppo e si arricchisce ogni giorno di nuove scoperte che promettono di cambiare in meglio l’esperienza di guida, sia in termini di comodità che di sicurezza. Proprio in quest’ottica si inserisce il prototipo dell’ “autostrada intelligente” presentato dallo studio di progettazione olandese Daan Roosegaarde.
Intanto è partita “Sulla buona strada” (#sullabuonastrada) la nuova campagna di comunicazione e sensibilizzazione sulla sicurezza stradale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e della Presidenza del Consiglio dei Ministri rivolta a tutti gli utenti della strada. L’obiettivo è quello di mantenere alto il livello di attenzione, aumentando al contempo l’informazione diretta all’opinione pubblica sui rischi connessi all’uso dei veicoli e sull’importanza del rispetto delle norme del Codice della strada. Certo, anche l’aspetto culturale conta molto, ma il futuro delle “connected car” che si guidano da sole, oltre che più ecosostenibili perché dotate di motori elettrici, ci permetteranno di distrarci comodamente, consultare i nostri device preferiti e rilassarci in auto. Senza rischiare la vita. Non so se questa “deresponsabilizzazione” sia un bene oppure no, ma se contribuirà a salvare delle vite umane, la tecnologia in auto sia sempre la benvenuta!