Il sogno e la propensione al rischio sono due ingredienti indispensabili per una startup. Ho conosciuto negli ultimi 10 mesi più di 100 nuove imprese e ho capito perchè, seppure in modi diversi, rappresentano un mondo basato su scenari straordinari
Il mondo delle startup è un mondo “fantastico” nel senso letterale del termine, un mondo basato su scenari e situazioni straordinarie, lontane dall’esperienza quotidiana.
Le mie recenti esperienze in questo mondo non stanno facendo altro che confermarmi tutto ciò: ho conosciuto negli ultimi 10 mesi più di 100 startup, tutte in mercati differenti, alcune davvero molto interessanti e innovative sia come idee di business che come team di lavoro, ahimè però solo la minoranza. Molte di queste invece con idee poco chiare, pensieri un pò confusi sui principi basilari dell’imprenditorialità e un business plan con numeri da capogiro!
Se ripenso alla mia storia, esattamente 15 anni fa, ho fondato anch’io la mia startup. Non ero sola, eravamo in due, un tecnico (io) e un commerciale (il mio socio). Era la nostra azienda, nella quale abbiamo creduto sin dal principio e sulla quale abbiamo deciso di scommettere con la convinzione di vincere. Come tutti partivamo anche noi da zero, senza un soldo in tasca, in un territorio prettamente agricolo che con il “digital business” non aveva nessuna affinità. Ma avevamo una grande fortuna: la capacità di sognare, di credere nel nostro progetto così fermamente da recarci in banca a chiedere un mutuo di 30 milioni di lire necessari per la fase di startup della nostra azienda. Abbiamo scelto di rischiare.
Il sogno e la disposizione al rischio sono due ingredienti indispensabili per una startup. Come potrebbe un potenziale investitore decidere di investire in un team che alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” risponde “Non ho ancora deciso!”, che non ha ancora dato un nome e una entità giuridica al suo progetto, che non accetta i consigli di chi prima di lui ha percorso quella strada, che non decide di mettersi in gioco e di andare avanti a tutti i costi, ma semplicemente di tentare, perché tanto, se non dovesse andar bene, il rischio è minimo.
L’imprenditore è invece colui che, etimologicamente, “imprende”, ovvero decide di partire con una nuova attività assumendosi tutti i rischi; è colui che giornalmente incontra mille difficoltà e ostacoli da superare e neanche per un attimo pensa di arrendersi, ma va avanti a testa alta guardando fisso alla meta, costi quel che costi.
Il mondo delle startup però oggi è un mondo “fantastico” anche in un’altra accezione del termine, è un mondo meraviglioso, dove incontri giovani (ma anche meno giovani) con idee innovative e tanta voglia di affermarsi, disposti a rischiare pur di riuscire a realizzarsi. Quando mi capita di incontrare questo tipo di startup, per me è come rivivere le fasi iniziali della mia storia, provo le stesse sensazioni, certo, ora con una maggiore consapevolezza e solidità. Il fatto di riuscire a dare delle dritte a questi ragazzi, di suggerire loro quali strade vanno percorse anche ad alta velocità e quali invece è meglio percorrere piano perché ci si può far male, seppure ritengo sia fondamentale percorrerle perché farsi male è una delle “maniere più forti” ma anche più efficaci per imparare, non immaginate quanto mi riempie di gioia e di soddisfazione.
Incontrandone diverse di sturtup, ti capitano entrambe le tipologie, ma si intuisce dalle prime mosse del pitch, lì dove c’è un team vincente e dove invece “manca il credo” in ciò che si racconta, ancor prima di comprendere nel dettaglio il prodotto o servizio.
Mi rivolgo dunque ai giovani aspiranti imprenditori: è importante credere in ciò che fate, è importante sognare, il sogno sarà il vostro propulsore, sarà il motivo per cui alzarsi tutte le mattine con la positività e la voglia di cominciare a realizzarlo. E ricordate… nulla è impossibile a meno che tu pensi che lo sia!
Fonte: Blog Economyup